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Come allevare l’anatra Germanata Veneta

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Come allevare l’anatra Germanata Veneta

il dic 20 2024
L’anatra Germanata Veneta è uno tra gli anseriformi più diffusi negli allevamenti nostrani, anche perché frutto di incroci che hanno portato nel tempo ad una selezione praticamente perfetta per la vita in cattività. È un’anatra di costituzione robusta e abbastanza pesante (se paragonata ad altre specie affini). Nonostante i consigli per l’allevamento siano più o meno gli stessi validi per un po’ tutti gli anatidi, vorremmo spendere alcune parole su questo animale e sulle sue peculiarità. Anatra Germanata Veneta: caratteristiche fisiche L’aspetto dell’anatra Germanata Veneta ricorda molto quello del Germano Reale selvatico da cui deriva. I colori del piumaggio sono praticamente gli stessi, ma la selezione Germanata Veneta è di costituzione più pesante e non vola. Tra maschio e femmina è assai evidente il dimorfismo sessuale. Le differenze sono prevalentemente concentrate sul colore del piumaggio. Il maschio ha il becco giallo con unghia nera, mentre le zampe sono arancioni. Le piume della testa sono verdi con una fascia bianca alla base del collo. Il petto è color ruggine, il dorso vira dal grigio cenere al nero, il ventre è grigio chiaro. Le ali sfumano dal grigio ardesia al grigio chiaro, spicca poi una piccola fascia blu cangiante bordata di nero e bianco verso la punta delle stesse. Nella femmina invece spiccano piume che sfumano dal bruno chiaro al bruno scuro su quasi la totalità del corpo. Il becco è arancio così come le zampe (anche se sono più chiare rispetto a quelle del maschio). Per quanto riguarda la struttura fisica invece, il tronco è leggermente inclinato (quasi come se il volatile avesse una postura parzialmente eretta. Il collo è a forma di S ed è leggermente più lungo nella femmina. Come allevare l’anatra Germanata Veneta Gestire l’anatra Germanata Veneta in cattività è cosa abbastanza agevole, anche perché la sua selezione nasce proprio a tale scopo. Conserva infatti una buona rusticità, ma la stazza e l’incapacità di volare le impediscono di scappare via. Anche per la Germanata Veneta valgono a grandi linee gli stessi suggerimenti validi in generale per gli anseriformi. La presenza dell’acqua è irrinunciabile: se non si ha a disposizione laghetti o corsi d’acqua naturali, bisognerà procurargliene di artificiali. Come alimentazione poi si devono somministrare granaglie di mais e frumento, sementi germogliate e tante verdure. Le anatre poi riusciranno a procurarsi altro cibo nell’ambiente circostante. Oltre all’acqua però è bene anche mettere a disposizione un riparo coperto. Un pollaio opportunamente riadattato potrebbe essere sufficiente allo scopo. Una volta messo a disposizione questo giaciglio, le anatre cominceranno ad usarlo come riparo per la notte, ma anche come luogo dedicato alla riproduzione. L’anatra Germanata Veneta depone circa 10 uova che vengono covate quasi incessantemente per circa 28 giorni. Dopo la schiusa i pulcini, o meglio, i paperi, saranno in grado già dopo poco tempo di seguire la madre.
Cosa mangiano le anatre: alimentazione degli anseriformi

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Cosa mangiano le anatre: alimentazione degli anseriformi

il dic 20 2024
Le anatre, dopo i galliformi in generale, sono un altro esempio di volatili il cui allevamento trova una larga diffusione. Rispetto a polli, tacchini, fagiani ecc… gli anseriformi hanno però caratteristiche e necessità diverse. L’alimentazione ad esempio, per quanto presenti punti in comune, è differente rispetto a quella dei comuni avicoli da pollaio. Scopriamo cosa mangiano le anatre domestiche o gli anatidi in generale. Caratteristiche fisiche e fisiologiche degli uccelli anseriformi La prima, ma importantissima, differenza tra anatre e polli consiste nelle caratteristiche dell’habitat ideale. Galli e galline vivono prevalentemente a terra, le anatre invece (come in genere tutti gli uccelli anseriformi) hanno bisogno di muoversi in acqua. L’esigenza di vivere in acqua è facilmente intuibile anche da alcune importanti caratteristiche fisiche. Le zampe palmate ne sono l’indiscutibile dimostrazione: arti il cui scopo è proprio quello di migliorare la mobilità in acqua. Anche il piumaggio (fitto, bello aderente… quasi impermeabile) ha la funzione di agevolare le immersioni. La necessità di stare a stretto contatto con l’acqua ci è utile per capire quella che è, almeno in natura, l’alimentazione di cui anatre e simili hanno bisogno. Se vuoi saperne di più, leggi dal Blog “Conoscere gli anseriformi: consigli per allevare anatre, oche e volatili da cortile simili”. Anseriformi e anatre: cosa mangiano in natura? La digressione fatta nel paragrafo precedente serve a spiegare che, in un habitat a loro congeniale (un’area acquitrinosa ricca di vegetazione circostante), le anatre sono già in grado da sole di reperire gran parte degli alimenti di cui hanno bisogno. Piccoli invertebrati, insetti, larve e piante acquatiche rappresentano una buona fetta della dieta di cui hanno bisogno. Soprattutto in acqua, gli anseriformi con il loro becco possono filtrare sali minerali, piccoli insetti, sabbia e terriccio… sostanze utili sia come nutrienti che per favorire la loro digestione. Conoscendo la loro dieta “naturale”, diventa relativamente facile capire cosa servire alle anatre in cattività. Più il loro habitat sarà simile a quello descritto in precedenza, meno saranno le integrazioni da apportare al loro regime alimentare. Alimentazione anatre da allevamento L’alimentazione delle anatre domestiche dipenderà molto da quello che le stesse troveranno a disposizione nello spazio destinato per il loro allevamento. Se si dispone di uno stagno, di un piccolo corso d’acqua e di spazio verde (come indicato nel paragrafo precedente), basterà integrare la dieta degli anatidi con del semplice mangime per anatre. Più ci si discosta dall’habitat naturale, maggiori saranno le integrazioni. Ad esempio, negli allevamenti intensivi è abitudine aggiungere negli abbeveratoi molti sali minerali e mangimi per insettivori. Se non abbiamo tali esigenze e disponiamo comunque di almeno un’area per il pascolo, possiamo seguire una dieta simile alla seguente. Mangimi a base di granaglie: mais, frumento, avena, crusca, erba medica. Sementi germogliate: soprattutto germogli di cereali. Verdure: possibilmente tagliate a striscioline. Pane bagnato: utile soprattutto per realizzare pastoncini. Mangimi commerciali da usare come integrazione: dai mangimi per insettivori (visti prima) ai mangimi pellettati o anche quelli in polvere per polli. Ricetta per un buon pastone per anatidi Se vuoi realizzare un pastoncino ideale per nutrire degli anatidi, ti consigliamo questa ricetta: 20% di pane bagnato, 30% di mangime per polli in polvere (le esigenze alimentari per molti aspetti sono le stesse), 10% di mangime specifico per insettivori, 10% di cereali in polvere, 10% di mais macinato, 10% di frumento spaccato, 5% di crusca, 5% di integratori, sali minerali e polivitaminici.
Qual è la differenza tra anatra e papera? Anseriformi a confronto

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Qual è la differenza tra anatra e papera? Anseriformi a confronto

il dic 20 2024
Le persone poco esperte di avicoltura (o di allevamento in generale), possono essere abituate a pensare che papere e anatre siano la stessa cosa. In effetti sono entrambi volatili dalle zampe palmate e tutte e due vivono tra terra e zone d’acqua. In realtà stiamo parlando di 2 animali con origini e caratteristiche diverse. Facciamo un po’ di chiarezza e scopriamo la differenza tra papera e anatra. Anatra e papera sono sinonimi? Non esattamente! In Italia la parola “papera” viene spesso usata come sinonimo di anatra. D’altronde tra i 2 tipi di volatile non sembrano esserci così tante differenze (almeno sul piano puramente fisico/anatomico). Se ad esempio prendiamo un’oca e un’anatra corritrice indiana, forma, postura e comportamento potrebbero suggerirci che stiamo parlando di animali molto simili… ma non è così! Per comprendere la distinzione tra anatra e papera conviene partire dalle rispettive definizioni.   Leggi dal Blog “In Sudafrica 1000 anatre corritrici “assunte” per proteggere i vigneti dai parassiti”.   Anatra (o anitra per alcuni) è il nome comune di moltissimi uccelli acquatici, generalmente migratori, appartenenti alla famiglia degli Anatidi e in particolar modo al genere Anas. Le anatre hanno un becco lungo e piatto che serve a setacciare il fondale di laghi e fiumi alla ricerca di piccoli animaletti di cui si nutrono (lumache, piccoli pesci, insetti ecc…). A differenza delle oche che invece hanno un becco più tozzo, non piatto, adatto maggiormente a strappare erba e altri vegetali. Papera invece significa “giovane oca non ancora in fase riproduttiva”. Il termine viene però comunemente (ed erroneamente) usato per indicare specie diverse di uccelli appartenenti alla famiglia degli Anatidi. Nel linguaggio tecnico viene utilizzato dagli allevatori per indicare rispettivamente i giovani e i pulcini di sia di anatre che di oche.       Leggi dal nostro Blog anche “Cosa mangiano le anatre: alimentazione degli anseriformi”.   Papere e anatre-differenza in conclusione Al di là delle sole definizioni, le caratteristiche che distinguono i 2 tipi di animali sono molto sottili. In generale con il termine anatra si indicano Anseriformi di dimensioni inferiori e con particolare dimorfismo sessuale. Diversamente dalle oche che si distinguono per una mole maggiore e l’assenza di differenze estetiche tra i sessi. Le oche poi, hanno anche un collo più slanciato. L’alimentazione di papere e anatre (quindi anche delle oche), è molto simile e prevalentemente vegetariana. Se ne hanno la possibilità però possono nutrirsi anche di invertebrati o pesci. È proprio la maggiore attitudine di cibarsi di altre forme di vita acquatiche ad essere maggiore nelle anatre che nelle oche. Queste, in molti casi, potrebbero non mostrare minimamente il bisogno di mangiare pesci o insetti! Un’ultima distinzione può riguardare l’aspetto sociale. Le oche sono strettamente monogame, mentre il maschio dell’anatra in cattività tende più alla poligamia o comunque a cambiare partner ad ogni stagione riproduttiva (in tal caso si parla di coppie semipermanenti).   Se vuoi saperne di più sugli anseriformi, leggi “Conoscere gli anseriformi: consigli per allevare anatre, oche e volatili da cortile simili”.
Come allevare fagiani: consigli su razze e attitudine all’allevamento

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Come allevare fagiani: consigli su razze e attitudine all’allevamento

il dic 20 2024
Da sempre l’uomo è solito allevare fagiani, soprattutto per scopi ornamentali (dato che gli esemplari maschi, in particolare, si distinguono per lunghe code e colori vivaci). In questo articolo scopriremo chi sono, come prendercene cura e come riservare loro le giuste attenzioni, con lo scopo di mettere in piedi un allevamento di fagiani a regola d’arte! Razze di fagiani Prima di capire come allevare i fagiani, è giusto sapere che la famiglia dei fasianidi è la più ricca di specie di tutto l’ordine dei galliformi, di cui fanno parte oltre 170 esemplari. Tutti i fagiani sono caratterizzati da una lunghezza che varia dai 50 ai 200 cm circa e possiedono un corpo forte, ma comunque molto slanciato. Il piumaggio riveste tutto il loro corpo ed il colore varia molto in base alla specie (e in alcuni casi anche alla mutazione). Scopri nel nostro Blog alcune delle razze di fagiano più conosciute: “Come allevare il fagiano dorato” “Come allevare il fagiano argentato: consigli per l’allevamento in voliera o in cortile” “Allevare il fagiano venerato in cattività: consigli per l’allevamento in giardino o in voliera” “Come allevare i fagiani di Lady Amherst” Come allevare fagiani: adattamento alla cattività Il maschio di fagiano è molto territoriale e spesso controlla un’area specifica popolata da più femmine, con cui si accoppierà nel periodo degli amori (verso la seconda metà di marzo). Tutte le specie di fagiani si adattano bene sia alla vita in giardino, che a quella in voliera. Questo fa sì che intraprendere un allevamento di fagiani non risulti una cosa estremamente complicata anche per i neofiti. Nel caso di una sistemazione in giardino però, è buona norma dotarsi sempre di una recinzione dai 2 ai 2,5 metri di misura in base alla razza di fagiano che si vuole adottare. Molti esemplari infatti sono dotati di un’ottima elevazione in fase di decollo per il volo e potrebbero tentare quindi la fuga (nonostante si tratti di un animale stazionario, che difficilmente prova a spostarsi da dove si trova o comunque tenda a tornare nei luoghi a lui familiari). Anche se, al primo impatto, può sembrare un animale dal carattere schivo, il fagiano può dimostrarsi anche molto coraggioso ed aggressivo quando si tratta di difendere il gruppo. Esattamente come fanno le femmine quando si tratta di difendere i piccoli. Riproduzione fagiani Questi uccelli sono principalmente poligami ed ogni maschio tende a corteggiare dalle 5 alle 6 femmine con diversi rituali che variano di specie in specie. Tendenzialmente, durante il corteggiamento, il maschio gira intorno alla femmina, drizza le piume del ciuffo e il collo, spiega le ali, solleva la coda e fischia generando un suono stridulo. Dopo l’accoppiamento, il maschio perde interesse nei confronti della compagna ed inizia a corteggiare altri esemplari femminili. La femmina invece va alla ricerca di un cantuccio tranquillo dove deporre le uova, che coverà per 20-25 giorni. A tal proposito, leggi dal Blog “Consigli e suggerimenti per la riproduzione del fagiano in cattività”. Alimentazione fagiano L’alimentazione dei fagiani dovrebbe essere composta generalmente da una buona parte di granaglie miste, verdura, frutta e graminacee. Questo a patto che gli animali siano lasciati liberi di razzolare e non rinchiusi costantemente in voliera. In tal caso sarà necessario apportare variazioni all’alimentazione del fagiano, in base alla specie di appartenenza. Ad esempio, il fagiano dorato (foto di copertina) e il fagiano Lady Amherst (nella foto qui sotto), necessitano di un’alimentazione più controllata e specifica. La dieta di questi due esemplari in particolare, se allevati in voliera, dovrà essere composta da: un misto di granaglie di mais spaccato e frumento, mangime bilanciato per fagiani, verdure come spinaci, cicoria e cavolo e delle uova sode sbriciolate complete di guscio (da somministrare) due volte a settimana. Per concludere, è di fondamentale importanza, per tutte le razze di fagiano, mettere a disposizione sempre acqua fresca in abbondanza, non solo per abbeverarsi, ma anche per il bagno.  
Allevare faraone: alimentazione, ricovero e cure necessarie

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Allevare faraone: alimentazione, ricovero e cure necessarie

il dic 20 2024
La gallina faraona, o faraona domestica, è un uccello di origine africana, più precisamente etiope, allevata da lungo tempo in Italia e che si è ben adattata al nostro territorio. Normalmente viene allevata per farne una fonte di reddito, attraverso lo sfruttamento delle carni e talvolta anche delle uova. In generale, si tratta di animali da cortile molto resistenti e versatili, adatti per aziende agricole di qualsiasi dimensione. Vediamo di seguito le cose principali da sapere su come allevare faraone. Gallina faraona: caratteristiche La faraona domestica è un avicolo che raggiunge normalmente i 2 kg di peso, arrivando anche a sfiorare i 3 kg. La si riconosce facilmente dal dorso di profilo tipicamente curvilineo e dal piumaggio caratterizzato dalla perlatura, ovvero dalla presenza di macchie chiare, piccole e regolari, che spiccano sulla colorazione di fondo delle penne. Le sue carni sono considerate di elevata qualità: tenere come le carni di allevamento domestico quali quelle di polli o tacchini, possiedono un sapore molto più intenso, vicino a quello delle carni selvatiche. L'età di macellazione dell'animale condiziona parecchio la consistenza e il sapore delle carni. Faraona come distinguere il maschio dalla femmina Il dimorfismo sessuale è molto poco evidente, e generalmente il maschio della faraona presenta bargigli e caruncola nasale più sviluppati nel maschio. Questo però non è sempre un metodo di riconoscimento affidabile, per cui la maniera più sicura per capire il sesso di una faraona è quello di ascoltare la voce. La faraona femmina, oltre al tipico suono ad una sillaba, fa una sorta di chiamata stridula di due sillabe, mentre la faraona maschio emette solo in suono ad una sillaba, che suona come “chat chat”. Spiegarlo è molto più complicato che notarlo dal vivo: non appena sentirete i versi di maschi e femmine, capirete subito come riconoscerli.   Faraona come allevarla La faraona domestica è stata più volte oggetto dei regolamenti dell’Unione Europea che, nel tempo, ne ha disciplinato l’allevamento tracciando delle linee guida. Le linee guida europee definiscono tre tipi di allevamento di faraona che variano in base alla concentrazione dei capi e al numero di cicli all’anno. L’allevamento della faraona è disciplinato dal regolamento Cee n. 1538/91 del 5 giugno 1991 e successive modifiche e dal decreto 29 luglio 2004. Le linee guida sono necessarie per le aziende che vogliono allevare faraone a fine di lucro. Allevare faraone è possibile secondo tre modalità: in batteria; in capannoni in clausura parziale; in semilibertà. Nel primo caso si tratta di femmine destinate alla produzione di uova, ma la faraona comunque si adatta male a questo tipo di allevamento. È decisamente più indicato l’allevamento a terra in clausura parziale, sia per la produzione di carne che per i riproduttori. Nella seconda tipologia, la fecondazione è naturale ed il rapporto maschi-femmine nel capannone deve essere di uno ogni quattro o cinque femmine. Questo tipo di allevamento va bene per gruppi piuttosto numerosi di animali (almeno un migliaio di capi) e bisogna fare molta attenzione che nel capannone di allevamento non ci siano ostacoli (fili pendenti o altro). Nel caso di allevamento in semilibertà invece gli animali vengono allevati all’aperto, all'interno di un’area recintata con una rete a maglia quadrata alta circa 120/150 cm in cui gli viene messa a disposizione un’area coperta in cui possano trovare riparo in caso di pioggia o nella notte.  Nel ricovero non devono mancare posatoi al fine di garantire il riposo degli animali, che dovrebbero occupare un terzo circa della superficie del locale. Altre attrezzature necessarie all'interno sono mangiatoie, abbeveratoi e rastrelliera per erbe e foraggi, insieme ad una lettiera permanente dallo spessore di almeno 10 cm di truciolo di legno, che va sostituita dopo 3 cicli di allevamento.  Allevare le faraone Le faraone impiegano tra le sei e le dieci settimane prima di identificare un luogo come casa. Se si vuole fare in modo che rientrino sempre nel recinto, è bene nei primi tempi governarle all'ora del tramonto. Oppure si può sfruttare l'innato istinto di branco, liberando solo una parte delle faraone e facendo in modo che in seguito alle ore di libertà quelle libere vadano a ricongiungersi con le altre. Alimentazione faraone La faraona cosa mangia? Per le prime nove settimane di vita, dopo i primi 5/6 giorni di alimentazione con un mangime a tasso proteico del 23–24%, si somministra una dieta dal valore proteico del 21% circa, integrando vitamine e minali, molto simile a quella utilizzata per i tacchini. L'industria dei mangimi produce miscele per pulcini composte da lipidi per il 4%, fibra tra il 3 e il 5%, ceneri per il 7 % ed estrattivi inazotati 55%, che sono adatte per allevare faraone da carne. Dalla quarta settimana di vita è possibile iniziare a somministrare erba tagliata e verdure, e quindi dopo la quinta settimana si possono usare mangimi dati da una parte di mais franto o misto granaglie, cioè con mais, frumento, orzo e avena. Dalla quarta settimana in poi in ogni caso verdure ed erbe tagliate non devono mai mancare nella rastrelliera. Esistono cibi specifici per faraone ma la maggior parte degli allevatori utilizza lo stesso che viene dato ai polli.
Allevare pernici: i nostri consigli pratici per farlo nel modo giusto

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Allevare pernici: i nostri consigli pratici per farlo nel modo giusto

il dic 20 2024
Allevare le pernici è un'attività che sta trovando sempre più persone interessate, sia a livello di hobby ma anche come opportunità di guadagno. Uccelli dalle carne saporita e molto apprezzate in cucina, le starne, le coturnici e le pernici rosse possono essere allevate anche a scopo ornamentale, visti e considerati i meravigliosi colori del loro piumaggio. Non sono animali complicati da allevare da adulti. Vediamo tutto quello che c'è da sapere su come allevare pernici. Le specie di pernice Sia che cerchiamo pernici da allevamento piuttosto che pernici ornamentali, le specie di pernici che possiamo allevare sono fondamentalmente tre: la pernice rossa, il chuckar o coturnice (pernice turca) e la starna, detta anche pernice grigia. Pernice Rossa La pernice rossa (Alectoris rufa) è un animale di circa una trentina di centimetri per mezzo chilo di peso. Possiede un caratteristico collarino nero intorno alla gola bianca, mentre le zampe sono di colore rosso. Le piume copritrici dei fianchi sono grigie alla base con barratura crema, nera e castana verso l’apice. In Italia è comune trovarla sull'Appennino ligure, su quello tosco-emiliano ed all'Isola d'Elba. I suoi habitat naturali sono gli spazi aperti, a quote basse, spesso nella macchia mediterranea o nelle radure di boschi cedui. Si tratta di un animale che raramente prende il volo, e che preferisce correre a lungo e spiccare il volo solo in caso di pericolo. Spesso viene ibridata con la pernice turca, dal carattere più docile, per renderla più adatta alla vita in cattività. Coturnice o Chuckar (Pernice Turca) Il Chuckar (Alectoris chukar), detta anche pernice turca, è originario dell'Asia e dell'Europa dell'est. Al giorno d'oggi si registra anche una grande diffusione del suo allevamento anche negli Stati Uniti, dove venne introdotta a partire degli Anni ’30. Possiede un corpo piccolo e arrotondato, con la parte posteriore e quella inferiore del petto di colore grigio. È molto simile alla coturnice (Alectoris graeca), ma ha il dorso più scuro e la nuca giallastra. In genere vengono vendute come coturnici entrambe le specie. Presentano tipicamente tre strisce nere: una sulla fronte, una a livello degli occhi e l’altra sotto il collo. Le zampe, le dita e il becco sono normalmente di color arancione e rossastro. Ha una personalità molto docile e socievole, qualità che l'ha resa particolarmente adatta per l’allevamento e che ne facilita il successo riproduttivo in cattività. Starna (Pernice Grigia) La starna o pernice grigia (Perdix perdix) è in realtà un altro genere di fagianide. Ha una lunghezza comprese tra i 29 e i 33 centimetri, con un peso di poco superiore a 400 grammi. Il maschio presenta una macchia bruno scura sul petto a forma di ferro di cavallo, che si trova anche in buona parte delle femmine, ma più chiara e solitamente incompleta. Il piumaggio è principalmente di color grigio azzurro e castano rossiccio, anche se alcuni maschi esibiscono fianchi con sfumature di bianco e marrone. Le ali sono arrotondate e corte, mentre la coda è piccola e marrone.  Allevamento pernici In genere le pernici possono essere allevate in coppia nelle batterie da riproduzione. Le gabbie per pernici hanno le dimensioni minime di 120 x 60 x 40 centimetri, dove far alloggiare una coppia, con pareti non trasparenti. Questo perché i maschi non si devono vedere e quindi sfidare tra di loro e di conseguenza trascurare la femmina. Il fondo della gabbia deve essere in rete, mentre la parte superiore in parte rete e in parte coperto. Bisogna fare molta attenzione che gli sportelli si chiudano alla perfezione, dato che sono uccelli molto furbi e non perdono occasione per tentare di scappare. Nell'allevare pernici non bisogna dimenticarsi di pulire ogni giorno mangiatoie e abbeveratoi ed effettuare una disinfestazione generale nella gabbia almeno due volte al mese. Per allevare pernici è necessario allestire anche una voliera o un pollaio di medie dimensioni. Le voliere per pernici misurano circa 2x4 metri e possono ospitare 3 o 4 coppie di volatili durante l'inverno. Bisogna che la voliera contenga nascondigli e posatoi, dato che le pernici devono volare ed esercitarsi per rimanere in salute, e quindi mostrare un bel piumaggio. Dato che appunto le pernici volano, anche se solo saltuariamente, la voliera deve possedere una rete morbida per non farle scappare, perché spesso da ferme fanno dei balzi improvvisi e volano dritte verso l'alto: se la rete è dura c'è la possibilità che si facciano male. In primavera si formano le coppie in modo naturale o per accoppiamento forzato. Le singole vengono alloggiate nelle gabbie di accoppiamento, che devono avere un nido nella parte posteriore, riparato e chiuso sui tutti i lati con un foro di circa 20 cm altezza e 15 larghezza. Si tratta di una sorta di divisorio posto a 30 cm dalla parete di fondo, ma in caso di gabbie più grandi può anche essere posizionato in un angolo. L'importante è che ci sia lo spazio per consentire ad entrambi i genitori di entrare a covare le uova.
Come allevare la Volpoca: ricovero, gestione e alimentazione

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Come allevare la Volpoca: ricovero, gestione e alimentazione

il dic 20 2024
L'anatra Volpoca Tadorna Tadorna è una specie diffusa prevalentemente nell’Europa Nord-Occidentale e in Asia (Cina, Giappone e laghi della Siberia). Si tratta di una specie migratoria che sverna principalmente in Russia, Turchia, Iran, Grecia e Nord Africa. È una specie che preferisce le zone con clima mite semi-arido e marittimo ed evita zone boreali e sub artiche. Nella parte occidentale del suo habitat non si allontana, in generale, più di 1 o 2 km dal mare. Nonostante sia una specie gregaria, durante il periodo riproduttivo diventa molto territoriale e difende il nido con grande impeto, attaccando eventuali estranei. Deve il nome al fatto che nidifica quasi esclusivamente in cavità, sia a terra (specialmente tane) che sugli alberi, mentre molto più raramente all’aperto. Il nome Volpoca le è stato attribuito perché, per via delle dimensioni considerevoli e della protuberanza sul becco, un tempo si pensava che fosse un’oca che faceva il nido nelle tane delle volpi: la Volpoca è infatti l’unica anatra che fa il nido in cunicoli e anfratti del terreno e degli argini. Volpoca caratteristiche La Volpoca (Tadorna Tadorna) è caratterizzata dalla livrea, che sembra bianca e nera a distanza, e dalla mole, molto vicina a quella di un’oca. La caratteristica testa e il collo nero-verde, che contrastano nettamente con le altre parti del corpo prevalentemente bianche sono presenti nella volpoca maschio e femmina indistintamente, ma il maschio possiede anche il caratteristico “bernoccolo” prominente color rosso acceso alla base del becco, sviluppato soprattutto nella stagione degli amori. Infatti dopo l'accoppiamento generalmente il 'pomo' si riduce. La volpoca femmina è più opaca rispetto al maschio con un’area frontale biancastra e strisce più diffuse sul petto. I giovani presentano faccia e gola biancastre, non hanno la banda castana, sono grigio spento nelle parti superiori, e posseggono un becco roseo e le zampe grigie. Volpoca alimentazione La Volpoca normalmente è una specie onnivora che si ciba prevalentemente di invertebrati, specialmente insetti, molluschi, crostacei ma anche di erbe, sementi e bacche. Si alimenta in gruppo in acque basse o nei banchi di fango ben umidi. In cattività si adatta ai normali mangimi ed alimenti bilanciati. Nel caso di uova schiuse in incubatrice, si può dare da mangiare un mangime primo periodo, dall'elevato contenuto proteico (va benissimo quello per i polli), magari integrando con camole del miele o della farina. Volpoca allevamento Essendo una specie protetta e della fauna autoctona la sua detenzione è disciplinata dalla Provincia di appartenenza. Detenerla senza autorizzazione e senza certificato di origine comporta un'ammenda penale, e precisamente, secondo l'art. 30 c. 1 lett. b della L.157/92, l'arresto da due a otto mesi o l'ammenda da 750 a 2.000 euro. Di conseguenza è opportuno informarsi presso l'ufficio caccia o fauna della propria provincia. Solitamente per detenerle basta farne domanda e la provincia rilascia un permesso, un registro ed un codice. Gli animali acquistati ovviamente devono essere nati in cattività, muniti di anello inamovibile ed accompagnati dal foglio di cessione. Generalmente viene consegnato un registro nel quale devono essere registrate nascite, decessi e cessioni. I nuovi nati devono essere riportati sul registro e inanellati, con anelli propri nel caso si sia iscritti ad associazioni come la FOI (Federazione Ornicoltori Italiani), oppure con una sigla che viene assegnata dalla provincia stessa. Una volta ricevuto il permesso per detenere gli esemplari di Volpoca, si potrà allestire un'area sufficientemente grande da destinare agli animali in modo che siano liberi di razzolare e muoversi. Il terreno in questione potrà essere recintato con una apposita rete zincata, magari rivestita in pvc. All'interno dell'area così delimitata, sarà bene allestire uno stagno o comunque una pozza d'acqua, indispensabile per l'alleamento delle Volpoche. Nido volpoca Poiché le anatre Volpoca in natura nidificano in tane abbandonate, hanno bisogno che le venga predisposto un nido a cassetta, sepolto per metà nella terra. Può essere sufficiente una semplice scatola di dimensioni superiori a 35 cm di lunghezza, 35 di larghezza e 35 di altezza, attrezzata con un tubo di PVC di 15 cm di diametro e lungo circa 30 cm posizionato nella parte frontale come uscita. La scelta di seppellire o meno il nido non pregiudica troppo il comportamento delle anatre: i nidi possono quindi essere solo appoggiati a terra, oppure completamente sepolti, con solo il tubo che esce dalla terra. Bisogna prestare molta attenzione alla possibilità che il nido si possa inondare, soprattutto se viene interrato sotto il livello del suolo. In caso di pioggia, può rapidamente riempirsi d'acqua e causare l'affogamento della covata. Anche solo proteggere l'ingresso del nido con un piccolo muro di sabbia e ghiaia può essere un'espediente sufficiente per fermare il flusso di acqua. Se non c'è possibilità di avere un piccolo laghetto per le anatre, è sufficiente una piccola vasca dove possano immergere la testa. Non avendo condotti lacrimali, utilizzano quest’acqua per inumidire e pulire gli occhi. Le uova sono normalmente deposte a partire dalla prima metà di aprile. Sono ovali e di color crema, e dopo un periodo di circa un mese si schiudono, facendo nascere i piccoli. Quest’ultimi appena nati vengono condotti dalla madre verso la zona d'acqua più vicina dove gli viene insegnato, giorno dopo giorno, a nuotare e a nutrirsi. I piccoli diventano indipendenti dopo circa 2 mesi e raggiungono la maturità sessuale dal secondo anno di vita.
Anatra muta: cova, allevamento, caratteristiche

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Anatra muta: cova, allevamento, caratteristiche

il dic 20 2024
L'anatra muta, detta anche anatra muschiata (Cairina Moschata) è un uccello appartenente alla famiglia degli Anatidi, molto diffusa nel Sud America in particolar modo in Messico, Nicaragua, Guatemala e Costa Rica. Giunta in Europa nella varietà domestica, è rinomata particolarmente per la produzione delle carni. Anatra muta caratteristiche L’anatra muta ha un carattere piuttosto mite e pacato, estremamente docile e domestica nei confronti dell’uomo e per questo è molto diffusa in cattività. L'anatra muta domestica, detta anatra muta di Barberia, si differenzia da quella selvatica soprattutto a livello morfologico, anche se pure per quanto riguarda la corporatura, la selvatica è sicuramente meno pesante della domestica. La varietà domestica è la tipica anatra muta bianca dal becco rosso. I maschi, in particolare, sviluppano un piumaggio multicolore. Non è strano, infatti, trovare un'anatra muta che sia nera o grigia. Rispetto alle altre anatre, quella muta possiede ghiandole dell’uropigio meno sviluppate, il che vuol dire che ha un piumaggio meno untuoso: questo è il motivo per cui è più facile che le piume assorbano umidità e diventino pesanti. A differenza delle comuni anatre domestiche, inoltre, non sente il bisogno dell'acqua e ha una spiccata indole per il volo. Inoltre possiede una carne molto pregiata, meno grassa rispetto all'anatra comune. La sua particolarità, come si intuisce dal nome, è quella di essere una specie afona. I lievi sibili dei maschi arrabbiati possono diventare acuti ed esplosivi, ma per il resto questa anatra non emette alcun tipo di suono. Anatra muta come riconoscere maschio e femmina Le differenze tra maschio e femmina saltano subito agli occhi: il dimorfismo sessuale, infatti, è piuttosto evidente, non solo nelle dimensioni dei due generi. I maschi misurano in media 86 cm di lunghezza e pesano tra i 5 e i 6 kg, mentre l'anatra muta femmina è molto più piccola: misura in media 64 cm in lunghezza e pesa circa 3 kg. Sia maschio che femmina volano molto bene: per scelta volano molto vicino al suolo e planano sul terreno oppure sull’acqua. Il maschio, dato il peso maggiore, vola più in basso, facendo più di fatica rispetto alla femmina. L'anatra muta maschio presenta, intorno all’occhio e sulle guance, delle caruncole molto evidenti con colori forti, che variano dal nero al rosso. Il risultato è un effetto maschera sopra il becco, il quale può essere nero, rosa oppure rosso cupo. Le zampe palmate possono essere di colore giallo arancione oppure nere, e sono dotate di unghie abbastanza taglienti. Il ciuffo, dritto e appuntito, è presente in entrambi i sessi, anche se è molto più pronunciato nei maschi adulti. Allevamento anatra muta Anatra muta alimentazione La prima cosa a cui pensare nell'allevamento dell'anatra muta è la sua alimentazione. Si nutre di vegetali di ogni tipo, mostrando un certo interesse anche per le foglie d’albero. Non è però un anatide totalmente vegetariano: la sua dieta comprende, infatti, anche vermi, piccoli insetti e molluschi che trova negli stagni e nelle paludi. Anatra muta voce Nonostante il nome e il fatto che sia afona, l’anatra muta è una delle più chiassose. In particolare le femmine sono molto rumorose, mentre i maschi, pur producendo suoni più forti, fanno meno rumore. Producono una ricchissima gamma di suoni sia a bassa intensità sonora sia simili a dei sibili, come se stessero respirando con affanno. Lo stato d’animo di questo uccello lo si intuisce anche dalla coda, che agita visibilmente quando è spaventata o agitata. Anatra muta cova L'anatra muta depone quattro volte all'anno, per un totale di circa 100 uova all'anno. Le uova hanno un guscio giallo verdognolo e un peso medio di 70-90 grammi. Dopo aver deposto le uova, in un numero variabile da 8 a 16 per ogni nidiata, iniziare a covarle per diversi giorni. Quanti giorni cova l'anatra muta? Il periodo di cova è più lungo rispetto a quello delle anatre comuni, e si aggira attorno alle 5 settimane, ovvero 35 giorni. Alla nascita i pulcini di anatra muta sono molto vivaci e seguono subito la madre al pascolo e in acqua, imparando in fretta ad alimentarsi per conto proprio. Anatra muta carni e uova L’anatra muta o muschiata viene allevata anche per l’ottima carne che fornisce, e soprattutto per le tempistiche rapide in cui la produce. Gli anatroccoli, infatti, sono molto precoci: a due mesi i maschi raggiungono il peso di 2 kg e le femmine di 1 kg. Prima dei 3 mesi di vita, verso i 75-90 giorni, possono già essere destinati alla mensa. Non è raro che a quest’età arrivino a toccare un peso tra 2,5 ed i 3 kg. Inoltre, alternando la raccolta quotidiana delle uova (che possiamo destinare all’incubazione artificiale o al consumo) a periodi di cova naturale, ogni anatra muta può produrre un totale annuale di un centinaio di uova. Si tratta di uova abbastanza grosse, ottime per tutti gli usi di cucina.
Gru Coronata: come allevarla a casa

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Gru Coronata: come allevarla a casa

il dic 20 2024
La gru coronata africana è un uccello tipicamente riconoscibile per la caratteristica cresta che porta sulla testa, appartenente alle gru palustri. In natura esistono due specie di gru coronate, la gru coronata grigia (Balearica regulorum), che è quella comunemente presente negli allevamenti, e la gru coronata nera (Balearica pavonina). Si tratta delle uniche specie di gru in grado di nidificare sugli alberi, e a loro volta sono suddivise in due sottospecie. La coronata grigia si differenzia in gibbericeps, diffusa dall'Uganda e dal Kenya fino alle regioni settentrionali di Zimbabwe e Mozambico, e regulorum, che si trova invece dall' Angola meridionale e dalla Namibia settentrionale fino a Botswana e Zimbabwe a est e al Sudafrica sud-orientale a sud. La gru coronata nera invece si distingue in pavonina, diffusa nell'Africa occidentale, e ceciliae, che si trova più verso est. Gru coronata caratteristiche Una gru coronata grigia adulta misura circa un metro o poco più di lunghezza, per un peso di circa tre o quattro kg. L'apertura alare può raggiungere anche i due metri. Non sono presenti differenze tra i due sessi. Nell'adulto il piumaggio varia tra il grigio medio e il grigio chiaro, in particolare sulla zona del collo. La gru coronata nera si differenzia per il corpo e il collo di colore variabile dal grigio scuro al nero. Entrambe le specie presentano le copritrici sopra e sotto-alari bianche, su entrambi i lati dell'ala, con una macchia gialla sulla faccia superiore delle grandi copritrici interne. Le secondarie sono marroni, mentre le primarie sono nere. La fronte e la parte anteriore della testa sono nere e molto bombate, mentre sulla parte posteriore troviamo la tipica corona, formata da lunghe piume erette di colore dorato. Possiede zampe grigie, una caruncola rossa sul mento, un'iride grigio-blu e un becco lungo, forte, diritto e di colore grigio scuro. La gru coronata grigia emette un waou spesso raddoppiato, profondo ma di tonalità elevata, che talvolta ricorda il miagolio di un gatto, mentre è in volo oppure durante l'accoppiamento. Per alzarsi in volo deve prima correre per una breve distanza. Una volta in aria, la gru coronata vola con le zampe e il collo tesi, e con quest'ultimo leggermente abbassato. Gru coronata habitat In natura la gru coronate predilige luoghi umidi ed erbosi, in prossimità di laghi e grandi fiumi. Normalmente vive in gruppi molto numerosi, che possono raggiungere anche i 200 esemplari, tranne che nel periodo dell'accoppiamento, quando questi gruppi si separano. Al momento di fare il nido di solito cerca un posto acquitrinoso con pozze poco profonde. Il nido consiste normalmente in una piattaforma formata da erbe strappate e carici calpestati costruita dalla coppia, almeno ad un metro d'altezza rispetto all'acqua. Gru coronata allevamento La Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, CITES (Convention on International Trade of Endangered Specie) regola e detta le linee guida per l'allevamento di specie esotiche. Di conseguenza, per allevare gru coronate è necessario informarsi presso gli uffici regionali di competenza. Le gru coronate in cattività sono animali molto tranquilli e curiosi, che si adattano bene a convivere anche con altre specie e stringono un bel legame con l'allevatore, nel caso vengano presi da pulcini. Il prezzo di una coppia adulta è attorno ai 1.500 euro, ma esemplari ancora in fase di sviluppo possono costare meno. Nel caso si voglia tenerle libere in giardino, sarà necessario tagliare regolarmente, almeno una volta l'anno, le remiganti primarie, almeno di un'ala. Se si decide di approntare una voliera, è necessario garantire uno spazio adeguato, minimo di 2x3x2.5 mt, ma per favore le fasi di corteggiamento della coppia è più indicato un recinto con uno spazio di almeno 5x3x2 mt. Le coppie di gru coronata in natura spesso rimangano unite per tutta la vita. La parata nuziale comprende degli inchini con lisciamento reciproco delle piume, grandi salti e piccole corse, sempre emettendo dei richiami con la testa tenuta china. Il periodo di riproduzione va da giugno a ottobre, e la femmina riesce a deporre dalle due alle cinque uova, di color blu pallido, che vengono controllate dai due genitori che a turno le incubano. La schiusa e la nascita dei piccoli avvengono dopo 29-31 giorni, e in genere sono in grado di lasciare il nido dopo pochi giorni. Gru coronata alimentazione La gru coronata grigia è onnivora, ed in natura la sua dieta comprende semi di carice, giovani pesci, insetti e altri invertebrati, nonché anfibi e piccoli rettili. In commercio si possono trovare pellettati specifici, dei prodotti granulare molto simili a quelli creati per le anatre. Il normale mangime per anatre può benissimo comunque andare bene anche per le gru, ma è meglio integrare la dieta anche con qualche insetto vivo e dei pesciolini d'acqua dolce. Per i primi due mesi bisogna evitare che ingrassino troppo con il rischio di gravare sulle articolazioni. Uno dei problemi della gru coronata in cattività è infatti la carenza di calcio, in particolare nella fase dello sviluppo. Si può ovviare grazie ad integratori specifici, e superate le 18/20 settimane di vita non dovrebbero avere più problemi.
Come incubare uova di anatra: tutto quello che c'è da sapere

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Come incubare uova di anatra: tutto quello che c'è da sapere

il dic 20 2024
Imparare come incubare uova d'anatra e d'oca è un po' più complicato rispetto all'incubazione delle uova degli altri avicoli. Se non si usano alcune accortezze in più nell'incubare uova di anatra, troppo spesso capita che molti anatroccoli muoiano nell'uovo prima della schiusa.  Incubazione uova anatra  Innanzitutto, prima di vedere nello specifico come incubare le uova di anatra, ricordiamo che il primo requisito è la salute dei nostri animali: allevare i riproduttori in maniera adeguata garantisce uova fertili ed embrioni forti. Le anatre in natura sono molto legate all'acqua, e le femmine, nel periodo di cova, hanno bisogno di lasciare il nido almeno una volta al giorno per recarsi presso uno specchio d'acqua e nuotare  In questa maniera il loro piumaggio si imbeve d'acqua e, una volta tornate al nido, risulta fondamentale nell'apportare una quantità supplementare di umidità alle uova presenti, per le quali risulta essenziale. Inoltre molto spesso lo stesso accoppiamento delle anatre avviene nell'acqua.  Di conseguenza, bisogna ingegnarsi per poter riprodurre al meglio in maniera artificiale le condizioni che questi animali trovano in natura quando si accoppiano e covano per riuscire ad assicurare il successo dell'incubazione delle uova.   Dato che l’accoppiamento di molte specie di anatra e oca avviene con difficoltà a terra, per avere una buona quantità di uova fertili sarà meglio garantire la presenza di un piccolo specchio d'acqua agli animali. Se non è proprio possibile approntare un piccolo stagno, può andare bene anche una vaschetta o una tinozza, a patto di assicurarsi che gli uccelli non abbiano difficoltà nell'entrare e uscire dall'acqua.  Umidità e temperatura incubazione uova anatra  Abbiamo visto come in natura la cova delle uova di anatra e oca avviene in condizioni di umidità superiore, grazie all'acqua trattenuta dal piumaggio dell'animale covante. Per cercare di ricreare queste condizioni in incubatrice, ad una temperatura di 37,7°C l’umidità interna andrebbe mantenuta attorno al 55-60%, cercando poi di aumentarla poi fase di schiusa.   La temperatura dell'incubatrice deve essere fissa sui 37.7 gradi, con una tolleranza sull'oscillazione tra +0.2 e -0.2. Tenete anche in considerazione la temperatura esterna dell'ambiente in cui si trova l'incubatrice: è consigliata una temperatura tra i 18 e i 25 °C. L’incubatrice deve essere posizionata su un piano livellato, non a terra, lontana da correnti di aria e raggi solari diretti, ma comunque in una stanza abbastanza arieggiata.  Dopo i primi 9 giorni di incubazione uova di anatra, potete togliere il coperchio all’incubatrice e lasciare raffreddare le uova per 15-20 minuti. A questo punto, nebulizzatele con acqua tiepida (meglio se distillata) con un comune spruzzatore. Ripetete questa operazione con regolarità, per poi interromperla in prossimità degli ultimi 3 giorni prima della schiusa, dove si andrà semplicemente ad aumentare l'umidità ambientale dell'incubatrice.  Tempo di schiusa uova di anatra  Per imparare come incubare uova di anatra, di oca o di anatra muta basta seguire gli stessi procedimenti, ma bisogna sempre tenere a mente le differenze tra il tempo di incubazione uova di anatra muta, uova di oca o uova di anatra: i tempi di sviluppo delle uova sono decisamente diversi per queste tre specie. In particolare,   Schiusa uova anatra (Anas plathyrynchos): 27-28 giorni  Schiusa uova anatra muta (Cairina moschata): 35-40 giorni  Schiusa uova oca (Anser anser): 29-30 giorni  Nel caso si vogliano incubare uova d’anatra e oca insieme, bisogna iniziare incubando prima le uova della specie con un tempo di sviluppo più lungo, in maniera che la fase di schiusa coincida per entrambe e si possano modificare le condizioni di umidità dell'incubatrice allo stesso momento per tutte.  Come incubare uova di anatra: la preparazione  Le uova vanno raccolte frequentemente, ma bisogna aspettare sempre almeno 24 ore dalla deposizione prima di incubare le uova. Non incubate mai uova sporche, dal momento che i batteri possono entrare nell’uovo e uccidere l’embrione, ed in certi casi può anche verificarsi l'esplosione dell’uovo nell’incubatrice.  Se necessario, pulite le uova a secco, usando una spugna per piatti o qualche foglio di carta assorbente, in maniera molto delicata per evitare il più possibile di danneggiare il sottile strato protettivo esterno del guscio. In commercio potete trovare prodotti specifici per disinfettare sia l’incubatrice che le uova prima di incubare.  Per migliorare le possibilità di schiusa bisogna osservare bene le uova, evitando di inserire nell’incubatrice quelle che presentano malformazioni. Scartate le uova troppo allungate o troppo rotonde, così come quelle troppo grandi o troppo piccole rispetto alle dimensioni standard di quella specie. Ovviamente, assicuratevi che le uova presentino un guscio regolare e privo di crepe.  Speratura uova anatra  La speratura delle uova consiste in un'operazione che permette di capire se lo sviluppo embrionale stia procedendo bene, attraverso l'illuminazione dell'uovo con una fonte di luce, che faccia intravedere il suo interno. Si tratta di un'operazione che non danneggia l'embrione e non compromette l'esito dell'incubazione, ma permette di eliminare in tempo uova incrinate o con embrioni morti, che potrebbero rompersi o marcire andando a compromettere anche le uova sane. L'operazione si effettua al buio, utilizzando una fonte luminosa, che può essere anche una semplice torcia, ma esistono anche lampade specifiche per questo scopo. 
Allevare quaglie: come, dove, alimentazione

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Allevare quaglie: come, dove, alimentazione

il dic 20 2024
Allevare quaglie da uova e da carne è un'attività relativamente semplice, facile da intraprendere anche in piccole realtà contadine. La quaglia infatti è un animale da allevamento che non porta a sostenere grandi spese per l'alimentazione e dati i costi contenuti, un allevamento di quaglie ovaiole si mantiene quasi da solo, una volta avviato. Come allevare le quaglie La specie che si alleva è la comune quaglia selvatica, nota con il nome scientifico di Coturnix coturnix. Si tratta di un uccello molto prolifico, dalle dimensioni ridotte, che oscilla tra gli 80 ed i 100 grammi di peso. Dal momento che produce un buon numero di uova, si può usare sia per la produzione di carne che per le pregiate uova di quaglia, molto utilizzate in cucina. Allevare quaglie da volo, al fine di ripopolare la fauna naturale di determinate zone, è ambito più specifico che non prenderemo in esame ora. Per allevare quaglie ovaiole possiamo prendere una ventina di esemplari, 5 maschi non consanguinei e 15 femmine, o comunque mantenere sempre il rapporto di un maschio ogni tre femmine. La riproduzione, e di conseguenza la deposizione delle uova, può avvenire già dal secondo o dal terzo mese di vita. Dove allevare quaglie Allevare quaglie all'aperto può essere complicato. Sono animali che non gestiscono bene gli spazi aperti, di conseguenza allevare quaglie in giardino porta facilmente alla fuga degli animali e alla possibilità che diventino vittima di predatori. Possiamo trovare in commercio molti tipi di gabbia per quaglie, ma per allevare quaglie a terra bisogna predisporre un'apposita voliera per quaglie. Per allevare quaglie in voliera, necessitiamo di una voliera di almeno 4 metri quadrati, per un allevamento di circa 20 esemplari. La voliera dovrebbe ovviamente essere poggiata a terra, con un fondo di circa 3 centimetri di sabbia, delimitato sul perimetro da un piccolo cordolo di mattoni che faccia da base all’intera struttura. Per allevare quaglie da carne all'interno della voliera non deve mai mancare una rastrelliera con erbe e verdure fresche e un abbeveratoio a sifone, oltre ad una mangiatoia. Oltre a prevedere una zona destinata al passaggio delle quaglie, ci dovrà essere anche un nido per la deposizione delle uova. Per consentire la raccolta delle uova di quaglia, il nido deve essere realizzato in maniera che sia accessibile anche dall'esterno della voliera, ma bisogna prestare molta attenzione che il passaggio sia interdetto a predatori come ratti e gatti. Per un allevamento delle dimensioni che stiamo prendendo in considerazione, il nido dovrebbe essere almeno 100x50 centimetri, con un'altezza di circa mezzo metro. A differenza di molti altri uccelli, le quaglie non necessitano di posatoi all'interno della voliera, dato che anche in natura non hanno l'abitudine di stazionare sui rami, ma piuttosto camminano a terra, tra erba e cespugli. Riproduzione delle quaglie Quante uova fanno le quaglie? Un allevamento di circa 20 esemplari, con un rapporto di un maschio ogni tre femmine, consente di produrre mediamente una sessantina di uova a settimana. Possiamo stimare che in media ogni femmina di quaglia possa arrivare a produrre 4 uova a settimana. Le quaglie hanno un ciclo di deposizione delle uova che approssimativamente si sviluppa dall'inizio della primavera fino a metà estate. Normalmente ogni quaglia può essere impiegata per tre cicli riproduttivi. Dal momento che le quaglie da allevamento hanno perso l'istinto alla cova, bisognerà utilizzare una gallina nana come chioccia, oppure ricorrere a delle incubatrici artificiali. Nel caso dell'allevamento a terra bisogna delimitare uno spazio con delle barriere circolari di cartone alte almeno 50 centimetri, in maniera che i quaglini non possano oltrepassarle saltando. Sul pavimento poi deve essere predisposta una lettiera di trucioli di legno. Al di sopra del tutto, deve essere posizionata la lampada che genera calore, partendo da una temperatura molto alta, sui 35° di media. La temperatura va quindi abbassata gradualmente fino a raggiungere i 30° alla terza, e ultima, settimana di cova. Se invece vogliamo allevare i quaglini in gabbia, la temperatura iniziale deve essere di circa 40° e diminuire progressivamente con il passare delle settimane. Una volta che i quagliotti raggiungono i 30 giorni di vita, devono essere trasferiti nelle gabbie da ingrasso, se vengono impiegati per la produzione di carne. Cosa mangiano le quaglie È molto importante scegliere mangimi adatti per mantenere in salute in salute le quaglie ed evitare di somministrare qualsiasi tipo di farmaco, in particolare nel caso in cui siano destinate alla macellazione per la produzione di carne. In commercio si trovano molti tipi di mangimi per volatili: per le quaglie sono ottimi i mangimi destinati ai pulcini, costituiti da grano macinato finemente e da altre sostanze proteiche. Sono indicati anche gli sfarinati misti, a base di granoturco ed altri cereali. È consigliabile non impiegare unicamente un solo tipo di mangime ma variare l'alimentazione miscelandone più tipi in modo da fornire una dieta completa ed equilibrata. Un mangime fatto in casa per quaglie sano ed equilibrato si può ottenere aggiungendo qualche avanzo di cucina come verdure rimaste, mais dolce, pezzi di mela, carote grattugiate, lattuga, broccoli, piselli, cavolo tritato. Attenzione a cosa non dare da mangiare alle quaglie per non creare disturbi intestinali: insaccati, alimenti industriali, frittura, cioccolato, sale, zucchero, caffè e latticini. Cosa mangiano le quaglie appena nate? I pulcini hanno bisogno di molte proteine, che si trovano in abbondanza nei mangimi specifici. Questi alimenti contengono le sostanze nutritive e le vitamine che permettono alle piccole quaglie di crescere e diventare esemplari adulti e sani. I piccoli appena nati infatti si nutrono già da soli con mangime per pulcini 'primo giorno', e a partire dal quarto giorno di vita, gli si può aggiungere come alimentazione dell'uovo sodo macinato molto fine. L'aggiunta dell'uovo sodo è propedeutica anche allo sviluppo precoce della capacità ovaiola. Questa alimentazione può essere seguita fino all'incirca al venticinquesimo giorno di vita, dopodiché si può passare ad una base di mangime per quaglie o in alternativa per tacchini, che è più ricco di proteine rispetto a quello per galline, a patto che non contenga farmaci. A questo aggiungete grano turco spezzato, farina di grano turco e pane secco macinato.
Come allevare anatre corritrici indiane: tutto quello che devi sapere

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Come allevare anatre corritrici indiane: tutto quello che devi sapere

il dic 20 2024
Le anatre corritrici indiane sono tra le primissime razze di anatre ad essere state addomesticate dall'uomo. Le prime testimonianze di anatre indiane corritrici presso gli uomini sono delle sculture ritrovate in un tempio di Giava, in Indonesia, risalenti a più di mille anni fa. Originaria appunto del sud-est asiatico, è giunta in Inghilterra nel XIX secolo attraverso i mercanti della Compagnie delle Indie (ecco perché viene erroneamente chiamata indiana). Si tratta di una specie allevata in tutto il mondo, sia perché può garantire un'importante produzione di uova, che può arrivare anche a 300 all’anno, sia perché le sue carni sono ottime e molto utilizzate in cucina. Inoltre è diffusa anche come animale decorativo in parchi e giardini, viste le grandi varietà di colore del suo piumaggio e la sua postura particolare. Le sue caratteristiche così peculiari si devono ad un secolare lavoro di selezione avvenuto nelle isole indonesiane. Anatre corritrici indiane caratteristiche Le cosiddette Indian Runner possiedono un corpo slanciato e di forma cilindrica, evidenziato dal loro portamento eretto, con la pancia collegata al collo da una dolce linea. Presentano una testa stretta con un becco allungato e sottile. Per quanto riguarda peso e dimensioni, lo standard italiano si differenzia da quello inglese, dato che quest’ultimo prevede infatti animali più grandi, che possono arrivare fino ad 80 cm in altezza, e più pesanti, mediamente di 300 grammi. In Italia lo standard prevede un peso dei maschi compreso tra 1,6 e 2,3 kg, mentre per le femmine si oscilla tra 1,5 e 2,1 kg. La colorazione dell’anatra corritrice indiana può variare tra il bianco, il cioccolato, il nero, il bluastro, o anche un pezzato di vari colori. In genere gli esemplari bianchi e camoscio pezzati vengono considerati i migliori produttori di uova. Anatra corritrice indiana carattere Si tratta di un'anatra vigorosa, dal comportamento spesso frenetico e mai rilassato, che la porta ad assumere la classica postura eretta. Quando non è allarmato o si muove il corpo può essere inclinato tra i 50 e gli 80 gradi. I maschi sono leggermente più aggressivi delle femmine, ma si tratta comunque di animali che preferiscono stare per i fatti loro e interagiscono poco sia con gli altri animali che con l'uomo. Come tutte le anatre sono monogame, e scelgono un proprio compagno per tutta la vita. L’accoppiamento avviene generalmente in inverno, dopo un corteggiamento seguito da una serie di segnali che il maschio lancia alla femmina in attesa che questa si renda disponibile. Anatre corritrici indiane come allevarle Come allevare anatre corritrici indiane? Si tratta di un animale piuttosto rustico, che non richiede una grandissima esperienza per essere allevato. Si adatta facilmente a quasi ogni tipo di clima, e non necessita di molti accorgimenti. Bisogna assicurargli, come a tutte le anatre, un piccolo specchio d’acqua, in cui possa nuotare e lavare il suo piumaggio, e di un ricovero per le ore notturne, che con ogni probabilità non utilizzerà frequentemente, ma in caso di condizioni climatiche più rigide diventa necessario, nonostante la loro pelle protettiva le renda particolarmente resistenti alle intemperie. Il ricovero per anatre in deposizione deve essere dimensionato adeguatamente. Il pavimento deve essere asciutto e realizzato utilizzando paglia pulita. L’anatra corritrice indiana inoltre è un’ottima pascolatrice, e durante il giorno ama andare a caccia di insetti, tanto che può essere molto utile usarla per disinfestare orti afflitti dalla presenza di chiocciole e altri parassiti. Le femmine depongono molte uova, quasi una al giorno a partire da marzo. Le giovani depongono una quantità di uova maggiore rispetto a quelle più anziane, ma le uova di queste ultime risultano di dimensioni più grosse. Anatre corritrici alimentazione È importante provvedere a una corretta alimentazione per l’anatra corritrice indiana. Basta un unico pasto giornaliero e pochi grani la sera da concederle quando è in libertà. Cosa mangiano le anatre corritrici indiane? La loro voracità le spinge a mangiare di tutto ma è bene preferire alimenti ricchi di proteine, ceneri, grassi, calcio e fosforo. Normalmente si possono utilizzare granaglie come mais, orzo, soia, insieme a verdure di stagione. Apprezza anche pane, foraggi e frutta. Non bisogna tralasciare anche inoltre di allestire un piccolo abbeveratoio con acqua sempre pulita, dato che essendo animali di indole acquatica tendono sempre a cercare l'acqua. Salute e vita media anatra corritrice indiana Come tutte le anatre, anche le anatre corritrici indiane sono animali particolarmente resistenti che difficilmente cadono preda di malattie, a parte quelle più gravi come colera o polmonite. In media un’anatra in salute e ben tenuta può vivere dai 15 ai 20 anni. Le anatre provvedono regolarmente alla propria igiene, per questo è importante la presenza di acqua nel loro habitat. È sufficiente una piccola vasca dove possano immergere la testa: non avendo condotti lacrimali, utilizzano quest’acqua per inumidire e pulire gli occhi. La pulizia è importante per questi animali, ecco perché è consigliato pulire il loro rifugio, l’abbeveratoio e la ciotola una o due volte a settimana.
Come incubare uova di oche: temperatura, tempi, speratura

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Come incubare uova di oche: temperatura, tempi, speratura

il dic 20 2024
Le oche non sono delle buone covatrici, di conseguenza se si vuole avere successo nella riproduzione di questi animali bisogna capire bene come incubare uova di oche, dal momento che l'utilizzo di un'incubatrice artificiale è la maniera più sicura per riuscire ad avere dei paperotti sani. Incubazione uova di oche Bisogna preparare e regolare l'incubatrice almeno 2 o 3 giorni prima della prevista incubazione. Durante questo periodo potete regolare la temperatura e l'umidità senza per questo danneggiare le uova che non ci sono. Le regolazioni fatte mentre le uova sono già nell'incubatrice potranno abbreviare o allungare il periodo embrionale ma certamente diminuiranno la schiusa (l’aumento di temperatura accorcia il tempo di incubazione e viceversa). Se l'incubatrice è stata acquistata munita di voltaggio automatico, controllare che questo funzioni correttamente. Scegliete un posto per l'incubatrice che sia protetto da correnti d'aria e non sia colpito direttamente dai raggi solari. Mantenete le condizioni dell'ambiente dove è localizzata l'incubatrice il più stabili possibile per tutto il periodo dell’incubazione. Non iniziate l'incubazione delle uova se non riuscite a raggiungere condizioni di temperatura e di umidità corrette e costanti all'interno dell'incubatrice. Come incubare uova di oche vitali: la scelta Per incubare le uova di oche bisogna raccogliere uova che siano state deposte da circa 2-3 giorni, ma fate attenzione perché la vitalità embrionale delle uova di oca è molto bassa, di circa 8-10 giorni. Per cui non ponete in incubatrice uova più vecchie di 10 giorni. Non è possibile riconoscere le uova più fresche con sicurezza, ma in genere l'ultimo deposto è il più bianco. L'igiene delle uova è determinante nel risultato: uova pulite, frutto di nidi puliti e ricchi di fieno e paglia garantiscono i risultati migliori. Prima di iniziare l'incubazione, durante lo stoccaggio, bisogna fare attenzione a come vengono tenute e conservate le uova, che devono essere conservate in un porta uova, in una stanza buia, riparata da correnti d’aria e con una temperatura che oscilli tra i 10 e i 18 gradi. Le uova devono essere girate almeno una volta al giorno per evitare che l’embrione vada a depositarsi sul fondo dell’uovo. Come covare le uova di oche in incubatrice Una volta inserite le uova di oche in incubatrice, bisogna girarle regolarmente, da un minimo di tre ad un massimo di cinque volte al giorno. È preferibile inserirle in una incubatrice dove viene installato un contenitore contenente dell’acqua, in maniera che alle uova sia garantita l’umidità necessaria per lo sviluppo dell’embrione. Per i primi 3-4 giorni lasciate le uova in incubatrice senza aprirla se non strettamente necessario. Girate le uova almeno quattro volte al giorno per la prima settimana: tracciate una linea sul lato di ogni uovo e ruotatelo in maniera tale che la riga appaia in cima o sul fondo. Spruzzate anche dell'acqua tiepida tutti i giorni, dopo la prima settimana e fino a 4-5 giorni prima della schiusa: questo facilita le uova nel trattenere l'acqua nelle membrane. Temperatura incubazione uova oche Nel periodo d’incubazione la temperatura deve essere mantenuta costante intorno ai 38°C. È molto importante mantenere un'umidità superiore a quella che si tiene per le uova di gallina: ad una temperatura di 37,7°C l’umidità dell’incubatrice andrebbe mantenuta attorno al 55-60%, cercando di aumentarla poi in fase di schiusa, arrivando anche sopra il 65%. Tempo incubazione uova oche L’incubazione delle uova d’oca dura normalmente tra i 29 ed i 31 giorni, ma, i tempi possono comunque variare. Non bisogna mai forzare la schiusa, ma bisogna sempre attendere che il papero esca autonomamente dall’uovo. Speratura uova di oche Rimuovere le uova che non sono fertili, o con embrione morto in epoca precoce, evita il disappunto di incubare uova che non potranno mai nascere e riduce una possibile fonte di contaminazione per l’incubatrice. Queste uova possono essere identificate tramite un’operazione chiamata speratura. Questa operazione consiste nel far passare la luce attraverso il guscio delle uova per osservare lo sviluppo dell’embrione. Per effettuare questa operazione vi consigliamo l'utilizzo di uno speratore apposito, che concentra un fascio di luce al fine di effettuare l'operazione nel migliore dei modi. La presenza di un embrione vivo può essere facilmente confermata già dopo 8-10 giorni di incubazione. È visibile una rete capillare subito sotto il guscio delle uova e l’embrione appare come una macchia scura che diventa sempre più grande man mano che l’incubazione progredisce. Oltre un certo tempo è visibile solo una massa scura e la camera d’aria che diventa sempre più grande. Schiusa uova oche I paperotti fanno abbastanza fatica a nascere, per cui negli ultimi giorni bisogna aumentare l'umidità e, in casi estremi, aiutarli a rompere il guscio. I paperi poi hanno bisogno di stare sotto il calore della lampada ad infrarossi per almeno 3 settimane. La prima settimana, la temperatura dovrà essere di 32°C, la seconda di 27°C e la terza di 21°C.
Cosa dare da mangiare alle oche domestiche

Avicoli da Cortile

Cosa dare da mangiare alle oche domestiche

il dic 20 2024
L'oca è un animale che viene allevato per i più svariati motivi: dalla produzione di uova, alla carne ed alle piume, ma talvolta anche come animale da giardino e da guardia. Qualunque sia lo scopo dell'allevamento, si tratta di un animale abbastanza semplice da accudire, ma è molto importante sapere cosa dare da mangiare alle oche: l'alimentazione oca è fondamentale nella crescita e nel sano sviluppo dell'animale. Oche cosa mangiano? L'alimentazione oche domestiche non presenta particolari preoccupazioni, dal momento che le oche sono praticamente onnivore. È un tratto che hanno sviluppato in seguito alla loro coabitazione con l'uomo: se originariamente il cibo preferito dalle oche selvatiche era costituito da erba, piante acquatiche e piccoli molluschi, da quando hanno iniziato a vivere a fianco dell'uomo hanno preso l'abitudine a cibarsi degli avanzi dei pasti e degli scarti dell'orto. Ad ogni modo, se c'è la possibilità, è sempre bene far pascolare le proprie oche. Così facendo, avranno l'opportunità di brucare l'erba dei campi e di mangiare anche tuberi e radici, oltre a qualche bruco ed insetto, apportando così delle proteine alla loro dieta. Dal canto nostro, possiamo integrare quello che assumono pascolando con qualche chicco di grano o di orzo, o ancor meglio con del pellet specifico che garantisca loro l'adeguato supporto di elementi nutritivi. In ogni caso, è bene assicurarsi che abbiano sempre frutta e verdura in abbondanza. Nel caso in cui non ci sia la possibilità di farle pascolare, o se sono tenute all'ingrasso, bisogna integrare i mangimi specifici con erba tagliata, mais da foraggio, bucce di verdure e radici. Altro cibo per oche che possiamo somministrare sono semi (orzo, avena, grano), denti di leone e trifogli bianchi, ma anche verdure (carote, cavoli, insalate). Nel caso in cui abbiate un orto, fate molta attenzione a lasciare libere le oche; come anche le pecore, infatti, possono danneggiare e mangiare varie piante ed ortaggi, in particolare le piante di mais, i piselli e la lattuga. Alimentazione oche appena nate  Cosa mangiano i pulcini di oche? A differenza di quello per i polli, il cibo oche appena nate non deve contenere coccidiostatico all'interno. Per i pulcini è indicato un mangime primo periodo spezzato ricco di proteine, da integrare con erba e verdura dopo circa 15 giorni. Per aiutare lo sviluppo osseo e del piumaggio, si può anche sciogliere nell'acqua del lievito di birra in polvere o in scaglie (da evitare quello in panetti che può causare fermentazione intestinale e dissenteria) nell'acqua, che funge da integratore minerale e proteico completo. Deve essere somministrato in maniera continuativa e costante: fino ai 4 mesi circa un cucchiaio e mezzo sciolto in 1 litro d'acqua, mentre una volta diventati adulti si può diluire in 4/5 litri. Alimentazione biologica oche La dieta che un allevatore avicolo deve somministrare ai propri volatili, secondo lo standard biologico, deve essere soprattutto a base di cereali e proteine vegetali. Non è ammessa la somministrazione di proteine animali né tantomeno quella di sostanze che stimolano l'appetito o favoriscono la crescita dell'animale. Si tratta quindi di un'alimentazione meno proteica di quella dei volatili di allevamenti convenzionali. Con questa alimentazione l'animale viene cresciuto in maniera naturale, in modo da ottenere carne e prodotti più ricchi di sapore rispetto a quelli degli allevamenti avicoli tradizionali. Le oche possono mangiare il pane? Nonostante sia uso comune dare pane bianco ad anatre e oche nei laghetti dei parchi, in realtà non è assolutamente un mangiare per oche, anzi può rivelarsi letale. Perché il pane bianco uccide i volatili? Le oche, così come anatre, cigni e altri uccelli acquatici, possono soffrire della cosiddetta ala d'angelo. Si tratta di una deformazione delle ali, che trova le sue cause negli squilibri alimentari, come: eccesso di proteine, carenza di vitamine D ed E e di sali minerali, in particolare il manganese. Questi squilibri possono causare uno sviluppo ritardato delle cartilagini delle ali. Questa deformazione fa sì che l'ultima articolazione dell'ala si pieghi in modo innaturale verso l'esterno, invece che rimanere distesa lungo il corpo come dovrebbe. Sia che si verifichi su entrambe le ali o solo su una di esse, impedisce all'animale di volare e quindi di fuggire dai predatori o di mettersi al riparo dalle intemperie. Se si verifica in volatili molto giovani, questa condizione può essere corretta, intervenendo sull'alimentazione e immobilizzando e riposizionando l’ala o le ali colpite, senza però avere la certezza di un recupero completo. Questa deformazione infatti non può essere curata, ma solo prevenuta con una dieta corretta dalla nascita. A soffrirne sono soprattutto anatre, oche e volatili allevati dall’uomo oppure quelle che vivono in aree urbanizzate, dal momento che la loro alimentazione è fatta spesso di pane bianco o di pasta e quindi di eccesso di carboidrati e zuccheri. Evitate quindi di somministrare pane, cracker o pop corn alle oche, dando loro piuttosto cereali, lattuga, cavolo o bietola.
Come allevare l'anatra ciuffata: consigli pratici

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Come allevare l'anatra ciuffata: consigli pratici

il dic 20 2024
L’anatra ciuffata (detta anche Anatra di Bali) è allevata in moltissimi paesi, sia per ragioni ornamentali che per ottenere uova e carne. La storia dell’evoluzione di questo animale è piuttosto misteriosa: sembra essersi originata dal Germano Reale e pare che venga allevata a scopo domestico fin da 2000 anni fa. Tante delle informazioni sulle sue abitudini e il suo comportamento si sono ricavate dalla semplice osservazione. Alcune di queste informazioni possono tradursi in consigli e suggerimenti pratici per avviarne l’allevamento: vediamo insieme quali sono i più utili. Anatre ciuffate: caratteristiche generali Le anatre con il ciuffo sono facilmente riconoscibili per il piccolo gruppo di piume che ne sormontano il capo. Non tutti gli esemplari lo presentano: tutto dipende dalla combinazione di geni dei genitori. Il gene che produce il ciuffo è tecnicamente letale per il pulcino durante la covata: il 25% dei pulcini morirà prima della schiusa, il 50% nascerà con il ciuffo e il 25% non sarà affetto dalla mutazione e dunque nascerà senza ciuffo. In ogni caso, le qualità del suo carattere, della carne e delle uova non variano con la presenza o l’assenza di questa caratteristica distintiva. Se però si desidera allevare questo animale con la finalità di ottenere nuovi esemplari puri è necessario prestare grande attenzione alla posizione del ciuffo e alle qualità del piumaggio: se è decentrato o irregolare è probabile che il difetto si trascini per numerose generazioni; i due colori formalmente riconosciuti sono due (il bianco e il nero), ma ne esistono tante sotto varianti più o meno vistose. La cova delle uova dura circa un mese, e ogni femmina può arrivare a deporne una quindicina: con una sola coppia è dunque possibile avviare un piccolo allevamento domestico. I genitori si occupano della covata in autonomia, e tanto quanto gli adulti i pulcini diventano rapidamente resistenti e forti. L’unica accortezza da riservare ai pulcini è di ripararli dal freddo e dall’acqua, perché le loro piume non sono ancora impermeabili e rischiano di raffreddarsi di colpo. L’anatra con il ciuffo è un animale di facile allevamento: è socievole e raramente entra in competizione o in conflitto con le altre specie eventualmente presenti. Le femmine emettono suoni acuti solamente in caso di pericolo o per attirare immediatamente l’attenzione. Allevamento anatre con ciuffo: tutto il necessario Vediamo quindi un elenco dei materiali e delle costruzioni che saranno necessarie per iniziare ad allevare l'anatra corritrice indiana ciuffata. Un ricovero notturno e per la stagione fredda: per proteggerle dai predatori sarà necessario creare un pollaio coperto e ben recintato, adeguatamente ventilato ma senza correnti gelide. Nel ricovero dovrai stendere un bello strato di paglia asciutta. Se desideri raccogliere le uova sarà utile creare dei nidi, così ti sarà più semplice trovarle ogni mattina. Anche se le anatre hanno pieno accesso al giardino e ad una fonte d’acqua, lascia abbeveratoi e mangiatoie piene all’interno, per sicurezza. La maggioranza delle specie di anatra sono onnivore: puoi integrare ad avena e cereali anche frutta, verdura, pane e scarti di cucina. Se le lascerai girellare indisturbate per il giardino potrebbero nutrirsi di lumache e altri insetti, aiutandoti a controllarne la popolazione e ad evitare che diventino un problema per le tue piante. Una vasca o una piccola piscina in assenza di un laghetto: le anatre amano stare nell’acqua per pulirsi ed umettare gli occhi. Se non hai un piccolo lago in giardino puoi procurarti una vasca bassa e ampia da riempire d’acqua sempre fresca e pulita. Qualche consiglio per i pulcini L’età migliore per iniziare a far accoppiare gli animali è quando hanno circa un anno di età: impediscilo se hanno meno di sei mesi, perché le femmine possono riportare lesioni e traumi anche gravi. Le anatre ciuffate sono ottime chiocce: tendono a covare in autonomia le uova e a preoccuparsi dei pulcini subito dopo la nascita. Questa caratteristica rende economico l’allevamento, perché non avrai bisogno di un’incubatrice elettrica. Potrai pensare di acquistarne una solamente se il numero delle covate diventerà molto abbondante, per evitare di perdere qualche uovo lungo la strada. Dopo la schiusa delle uova la madre procurerà il cibo ai pulcini e gli insegnerà a pulirsi e a bere. In ogni caso, se gli animali hanno accesso ad un laghetto, tienili d’occhio per evitare che i più piccoli anneghino. Se noti che qualche pulcino ha difficoltà ad alimentarsi, un buon trucco usato dagli allevatori è nutrirlo con tuorlo d’uovo cotto: dovrebbe fornirgli energie e calorie sufficienti a rafforzarsi e ad iniziare a mangiare da solo. Dopo circa un paio di mesi dalla nascita i pulcini inizieranno a perdere il piumaggio giovanile e a mettere le vere piume definitive, sempre coperte di uno strato di olio che le rende impermeabili ed impedisce al corpo di raffreddarsi sotto le penne fradice: a quel punto saranno decisamente più autonomi perché non soffriranno come da piccoli il freddo e l’umidità.
Progeo: mangimi biologici per galline e polli di alta qualità

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Progeo: mangimi biologici per galline e polli di alta qualità

il dic 20 2024
Nella salute degli avicoli l'alimentazione gioca un ruolo essenziale, per questo Il Verde Mondo ha scelto di essere rivenditore ufficiale dei mangimi Progeo, mangimi biologici per galline prodotti da una delle più importanti cooperative agricole italiane, che associa singoli agricoltori e società di varia natura operanti nella produzione agricola e zootecnica nelle province emiliane e in parte del territorio lombardo, tra le province di Mantova e Cremona. Perché scegliere il mangime biologico Progeo Il mangime si può etichettare come “biologico” solo quando contiene almeno il 95% di materie prime biologiche; in alternativa è possibile etichettare il mangime come “ammesso in agricoltura biologica” specificando esattamente la percentuale in materie prime bio, conversione o convenzionale. La medesima materia prima non può essere presente contemporaneamente nella versione bio e convenzionale. Progeo Mangimi è fra le prime quattro aziende di produzione mangimi biologici a livello nazionale. Il segreto del suo successo risiede nelle formulazioni altamente specializzate e personalizzate, nei processi produttivi all'avanguardia, nel controllo sistematico delle materie prime in entrata e del prodotto finito in uscita, nei tecnici e veterinari in grado di fornire un'assistenza tecnica puntuale e qualificata e nella sua forte capacità di lavorare in partnership con i propri clienti. Progeo lavora materie prime biologiche di origine nazionale per oltre 22.000 tonnellate, grazie a rapporti diretti con 630 aziende agricole, 11 centri di raccolta, 5 siti di stoccaggio e 2 essiccatoi che coinvolgono una superficie totale convertita ai metodi dell’agricoltura biologica di circa 515.00 ettari. Progeo si occupa di raccogliere cereali, colture oleaginose e proteiche e di valorizzarle attraverso la trasformazione nei propri impianti industriali o la vendita diretta sul mercato. La trasformazione interna assicura la produzione di farine di frumento tenero per l'alimentazione e mangimi bio per l'allevamento zootecnico. Progeo Mangimi è leader in Italia nella produzione di mangimi da agricoltura biologica certificati e garantisce al cliente certificazione di prodotto ISO 9001.     Il mangime Progeo è anche garanzia per il consumatore: si tratta di un marchio di qualità che garantisce la costanza e l'attenzione dei controlli lungo tutta la filiera produttiva. Mangimi biologici per galline ovaiole: Progeo Bioforce Ovaiole Una corretta alimentazione per galline ovaiole deve offrire un apporto proteico pari almeno al 16% del totale, pertanto oltre ad erbe e granaglie, non devono mancare alcuni alimenti per galline ovaiole in grado di aumentare l'apporto proteico, ovvero il favino e la soia integrale. Inoltre, questi animali necessitano di calcio (indispensabile per la formazione del guscio dell'uovo), che può essere reso disponibile attraverso i pastoni realizzati con formaggio, legumi (cotti) e pane, oppure con i semi di girasole. Progeo offre il miglior mangime per galline ovaiole, composto da granturco, semi di soia, carbonato di calcio, farinetta di frumento, crusca di frumento, semi di girasole, olio vegetale di Soia ed altri elementi che, oltre ad un apporto di proteina grezza del 17%, garantiscono anche fibra e grassi grezzi, nella misura del 4,8% ciascuno, oltre ad un 3,9% di calcio. Questo mangime biologico per galline ovaiole è completo e non necessita dell'aggiunta del nucleo. Si tratta di mangime bio per galline ovaiole, sotto forma di sbriciolato, da utilizzare asciutto per l'alimentazione, dall'inizio della ovideposizione fino a tutta la durata della loro produzione. Mangimi biologici per polli e avicoli da cortile: Progeo Bioforce Polli I polli necessitano di cibo sano non solo per mantenersi in salute, ma anche per produrre carne di ottima qualità. Ogni gallina ha un fabbisogno nutrizionale diverso, che dipende da vari fattori: età, peso, sesso, metodo di allevamento e periodo dell’anno. Mediamente un pollo con un peso medio di 1,5-2 kg ha bisogno di circa 130 grammi di mangime al giorno. Il mangime biologico per polli e avicoli da cortile prodotto da Progeo è completo e non necessita dell'aggiunta del nucleo, dal momento che offre un considerevole apporto di proteina grezza, nell'ordine del 20,5%, insieme ad un 5,4 % di grassi grezzi. È un mangime bio per polli sbriciolato da utilizzare asciutto per l'alimentazione dei polli da ingrasso dal primo giorno di vita in poi, composto da semi di soia, granturco, orzo, frumento, farinetta di frumento, crusca di frumento, favette, fosfato bicalcico (ovvero idrogenoortofosfato di calcio, carbonato di calcio (il comune calcare), olio vegetale di soia, melassa di canna da zucchero e cloruro di sodio. Mangime biologico per galline Progeo: prezzi e quantità Il Verde Mondo offre il mangime biologico per polli e galline ovaiole Progeo a partire da 35 € a confezione (si tratta di sacchi da 25 kg l'uno), con spedizione gratuita. Nel caso di ordini di quantitativi maggiori si possono ottenere vari sconti, arrivando a poco più di 25 € a confezione nel caso di ordini pari a 21 confezioni o più. Nel caso di ordini di 1 o 2 sacchi la spedizione viene eseguita con scatola di cartone, mentre per quantitativi superiori i sacchi viaggiano su bancali a perdere già pagati.
Come usare un'incubatrice per uova: tutto quello che devi sapere

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Come usare un'incubatrice per uova: tutto quello che devi sapere

il dic 20 2024
Capire come funziona l'incubatrice per uova è fondamentale per usarla con profitto e riuscire a far schiudere le uova che acquistiamo. In quest'articolo cerchiamo di fornire tutte le informazioni necessarie, a partire da quale incubatrice scegliere. Quale incubatrice comprare Tutte le incubatrici per uova sono in grado di mantenere un ambiente di schiusa protetto e stabile, simulando le condizioni di cova ideali gestendo alcuni parametri fondamentali come temperatura e umidità per un periodo sufficientemente lungo a consentire la schiusa delle uova e la nascita dei piccoli. In base alle proprie esigenze, si possono scegliere di svariate dimensioni, a partire da quelle più piccole, per 12 uova di gallina, fino a quelle più grandi che possono contenerne fino a 49. Dal momento che mantenere sotto controllo le condizioni di temperatura e umidità durante il periodo di incubazione è molto importante, è consigliabile acquistare un'incubatrice dotata di display digitale che permetta di conoscere sempre la situazione ed intervenire in caso di valori anomali. Importante anche che abbiano la possibilità di operare aprendo il meno possibile l'incubatrice, in maniera da non alterare le condizioni interne, attraverso dei sistemi di rabbocco dell'acqua dall'esterno e dei meccanismi che girino le uova in automatico. Perché girare le uova nell'incubatrice? Ci sono vari motivi per cui questa operazione è importante, ovvero per prevenire l'adesione dell'embrione alla membrana interna del guscio, così come stimolare lo sviluppo dell'area vascolosa, ovvero della membrana che cresce intorno al tuorlo, ricca di vasi sanguigni, e consentire il trasferimento delle proteine dell'albume nel liquido amniotico. Essendo un'operazione importantissima per la crescita degli embrioni e per facilitare il fatto che siano nella posizione adatta per la schiusa, il meccanismo girauova assicura così una maggiore probabilità di riuscita dell'operazione di incubazione. Dove comprare incubatrice per uova All'interno del nostro sito puoi trovare un'ampia scelta di incubatrici per uova delle migliori marche, che rispondono a qualsiasi esigenza di prezzo e dimensioni. Funzionamento incubatrice per uova Un'incubatrice per uova è un macchinario semplice da utilizzare, nonostante svolga operazioni decisamente delicate. Le componenti principali di una incubatrice per uova sono: Contenitore, ovvero il corpo dell'incubatrice, di materiale isolante che mantenga la temperatura stabile al suo interno Coperchio, che deve essere utilizzato il meno possibile una volta iniziata l'incubazione, dal momento che ogni volta che si apre le condizioni all'interno dell'incubatrice mutano Vassoio portauova, che può essere fisso, reclinabile o rotabile e serve ad alloggiare le uova nella prima fase dell'incubazione. In base al modello varia anche come vanno posizionate le uova nell'incubatrice. I modelli migliori sono dotati di un meccanismo in grado di girare le uova automaticamente Griglia di fondo, ovvero quella zona in cui nell'ultima fase si posano le uova attendendo la schiusa Display digitale, che permette di mantenere sempre sotto controllo le condizioni di temperatura e umidità all'interno dell'incubatrice Elemento riscaldante, che può essere una resistenza o una lampadina ad incandescenza Vaschetta o umidificatore, che serve a ricreare il giusto livello di umidità all'interno dell'incubatrice. Meglio che sia possibile rabboccarlo dall'esterno, in maniera da intervenire senza dover aprire il coperchio Assicuratevi che il manuale di istruzioni fornito insieme all'incubatrice sia chiaro e comprensibile. Ogni modello ha le sue peculiarità: nonostante il funzionamento sia all'incirca uguale per tutti, i comandi e il posizionamento dei vari elementi possono differire, per cui è indispensabile leggere bene le indicazioni sul libretto di istruzioni prima di procedere con l'incubazione. Come usare incubatrice uova Prima di tutto, l'incubatrice per uova deve essere sempre pulita e disinfettata dopo ogni incubata. Residui di sporco, gusci di uova, embrioni morti, cibo o escrementi, in concomitanza con calore ed umidità, possono creare un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri come lo Stafilococco, l'Escherichia Coli, la Salmonella o altro. Il primo passaggio per iniziare l'incubazione è calibrare la temperatura e l'umidità della macchina. Ogni specie di volatile ha delle condizioni specifiche da rispettare. Nel caso delle uova di gallina, l'incubazione dura 21 giorni con una temperatura di 37,7° e un'umidità del 58%, ma a partire dal 18° giorno bisogna diminuire la temperatura fino a 36,9° e aumentare l'umidità tra il 66 e il 75%, per facilitare la fase di schiusa. È importante anche come sistemare le uova nell'incubatrice: nel caso di uova di gallina, conviene sempre incubare almeno 6 uova, per avere una buona probabilità di schiusa e un'eventuale buona distribuzione del genere tra i pulcini. Inoltre, le galline hanno sempre bisogno di compagnia per vivere bene. Quando si inseriscono le uova nell'incubatrice, la temperatura scende immediatamente di qualche grado. Questo è perfettamente normale, dato che le uova, in particolare quelle spedite, possono avere una temperatura molto inferiore a quella dell'incubatrice. Non regolate il termostato, ma attendete qualche ora prima di controllare nuovamente la temperatura. Un'incubatrice automatica, ad ogni modo, gestisce perfettamente questa situazione. Ma come conservare le uova per l'incubatrice? Le uova fertili vanno conservate per qualche giorno, almeno un paio, prima di metterle in incubazione, in un vassoio portauova con il polo acuto verso il basso. Una volta nell'incubatrice, bisogna assicurarsi di girarle ad intervalli regolari. Ogni quanto girare le uova nell'incubatrice? I gira-uova automatizzati ruotano le uova molto lentamente ad una velocità impercettibile, compiendo una rotazione di 90° nell'arco di un paio d'ore. Se bisogna fare questa operazione manualmente, occorre ruotarle di almeno 90° dalle 3 alle 5 volte al giorno.
Cosa mangiano i tacchini: cibo naturale e mangimi pronti

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Cosa mangiano i tacchini: cibo naturale e mangimi pronti

il dic 20 2024
Animali socievoli e in grado di instaurare un rapporto di grande affiatamento coi loro allevatori, i tacchini hanno una innata attitudine al pascolo, possono vivere allo stato brado ma possono anche essere allevati in fattorie e nutriti con i mangimi. Vediamo nel dettaglio cosa mangiano i tacchini e di cosa hanno bisogno nelle varie fasi della crescita. Cosa mangia un tacchino I tacchini selvatici sono animali onnivori e, se vivono nel loro habitat naturale, mangiano cibo naturale come semi, vermi, insetti, chicchi e anche verdura e frutta, quando sono presenti nel luogo in cui vivono. Avere questi animali in campagna è un grande vantaggio: il tacchino mangia i serpenti e quindi non solo li tiene lontani, ma li elimina del tutto. Ma c’è di più: il tacchino mangia i topi e anche questo permette di liberarsi dai fastidiosi roditori che spesso distruggono le coltivazioni. In questo contesto, quindi, i tacchini crescono cibandosi a volontà ed ingerendo una gran quantità di calorie, visto che mangiano davvero di tutto. In molti casi, crescono talmente tanto che possono raggiungere anche l’altezza di un metro. I tacchini allevati negli allevamenti vengono invece nutriti con i mangimi pronti, che però devono rispettare le quantità di nutrimento e calorie che in genere assumono quando sono in natura, in modo da mantenere gli animali in salute e ottenere carni saporite. Il cibo per tacchini di allevamento deve quindi essere di ottima qualità, ricco di nutrienti e ben bilanciato, per far raggiungere agli animali una perfetta forma fisica e un peso adeguato. Quando i tacchini diventano più grandi, i mangimi devono avere meno proteine e più calorie perché gli animali hanno bisogno di un maggiore apporto energetico. Quando diventano adulti, aumentano anche le calorie e in quest’ultima fase si passa all’ingrasso, per ottenere carni migliori, tenere e pregiate. Cosa mangiano i tacchini appena nati Molto spesso si ha il timore di non essere in grado di allevare i tacchini perché si sa poco sulla loro alimentazione, soprattutto quando sono appena nati. In effetti, occorre molta cura, soprattutto nel primo mese dopo la schiusa, quando i polli sono più soggetti a contrarre malattie infettive. Tuttavia, si tratta solo di un breve periodo, perché crescendo i tacchini hanno poche pretese nella cura e anche riguardo l'alimentazione. Quando la riproduzione va a buon fine e nascono i pulcini di tacchino, bisogna somministrare alimenti proteici per facilitare lo svezzamento, come per esempio la soia. Per quanto riguarda il resto, l’alimentazione potrà basarsi su mangime per pulcini di tacchino ricco di proteine. Quali sono i migliori mangimi per tacchini Come detto prima, per ottenere una carne di alta qualità, bisogna scegliere mangimi per tacchini di qualità elevata e adeguati alla fase di crescita. Ecco i mangimi pronti migliori. Mangime per tacchini primo periodo Il mangime per tacchini di primo periodo deve avere un elevato valore proteico, poiché i nutrienti sono fondamentali per formare una struttura corporea solida e resistente, in grado di supportare l'aumento repentino della massa muscolare, che sarà poi la carne. Possono essere considerate valide le seguenti percentuali di proteine: Il 28/30% tra gli 0 e i 2 mesi di vita Il 28/30% di proteine tra i 2 i 4 mesi di vita, composto però dal 75% di mangime e 25% di granaglie Il mangime proteico per tacchini intorno ai 3/4 mesi di vita viene interrotto per passare ad un cibo per tacchini più calorico e ancora più bilanciato nei macronutrienti. Uno dei migliori mangimi secondo periodo è quello della Linea Natura Amica By Progeo, ideale per l'alimentazione degli animali dal 36° giorno di vita fino alla data di macellazione. Mangime per tacchini secondo periodo Il mangime per tacchini secondo periodo deve soddisfare le esigenze di crescita degli animali. In un momento in cui il fabbisogno proteico si riduce e aumenta quello energetico, questo mangime deve avere una formula appetibile in grado di stimolare l’animale e di spingerlo ad alimentarsi con frequenza. Gli ingredienti contenuti in questo tipo di mangime, tipo in quello secondo Periodo della Linea Natura Amica By Progeo, favoriscono la crescita robusta ed armonica degli animali ed in particolare dell’apparato muscolo-scheletrico, ma anche degli altri organi. Mangime medicato per tacchini Il mangime medicato per tacchini è un prodotto fondamentale per mantenerli in buona salute. Più che un farmaco, oggi viene considerato un additivo ed è assolutamente sicuro per gli animali, in quanto è perfettamente dosato. Infatti, è sufficiente aggiungerlo al cibo rispettando le dosi consigliate. Questo mangime previene e cura la coccidiosi, un’infezione pericolosa dovuta a parassiti che, nonostante le rigide misure igieniche, infestano gli allevamenti. Le sostanze contenute nel mangime eliminano i parassiti dall'apparato digerente dei tacchini e impediscono loro di propagarsi. Scegliere il miglior mangime per tacchini quindi non è difficile, basta tenere presenti tutte le informazioni e optare per quello più adatto a questi simpatici animali.
Animali da cortile: quali sono e come allevarli

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Animali da cortile: quali sono e come allevarli

il dic 20 2024
Negli ultimi anni allevare animali da cortile si può definire un vero e proprio business. Sempre più persone si rifugiano in campagna per avere degli animali di sostentamento, che offrano cibo genuino da mettere sulla propria tavola senza il bisogno di andare ogni giorno al supermercato.  Questi animali possono essere in gabbia, a scopo ornamentale oppure liberi. Se si desidera avere degli animali da cortile a casa, è necessario prima di tutto capire quale tipologia di animale si aspira ad allevare, come curarlo e soprattutto le normative da tenere in considerazione.  Tipologie di animali da cortile Per capire quali sono gli animali che vengono definiti da cortile, basta pensare agli animali che sono qualificabili di bassa corte, ovvero tutte quelle tipologie di animali che nei secoli passati venivano considerati utili solamente per imbandire le tavole dei grandi nobili.  Alcuni esempi sono le galline, i polli, i conigli, le papere e i pavoni. I più fortunati, che hanno abbastanza terreno per costruirsi anche un piccolo laghetto, possono anche preferire delle oche e qualche anatra.  Questi animali sono ottimi per ottenere delle uova fresche e delle carni biologiche da portare in tavola, oppure venderle.  Si è accennato però anche ad animali da cortile ornamentali. Gli animali che rientrano in questa tipologia non sono altro che quegli animali da ammirare nel proprio cortile, grazie alla loro bellezza. L’esempio più azzeccato di animale ornamentale da cortile è il pavone. La carne di pavone è commestibile, ma molti allevatori amano vederli passeggiare per il proprio cortile e ammirare la loro maestosa coda. Negli anni sono addirittura entrate in voga delle nuove specie di pavoni, nate da incroci: il pavone nigripennis, cameo, pezzato e bianco. Le specie maggiormente apprezzate sono i Pavo cristatus e il Pavo muticus.  In tempi antichi, gli animali di bassa corte si cibavano di ciò offriva la terra. Adesso, invece, i mangimi per animali da cortile sono il mais, gli ortaggi biologici, il grano saraceno o la crusca.  Come tenere gli animali da cortile Non esistono delle precise metodologie. Ci sono degli animali, come i pavoni, che solitamente vengono lasciati liberi di passeggiare per i cortili; altri invece, come ad esempio i conigli, vengono tenuti all’interno di un recinto.  I recinti devono essere a prova di agenti atmosferici e possono essere artigianali oppure comprati da apposite ditte specializzate.  Le recinzioni per animali da cortile possono essere di differenti tipologie: grandi, piccoli, alti e bassi. Nella scelta della recinzione occorre sempre tenere in considerazione la tipologia di animale che si desidera allevare. Si parla comunque di animali che necessitano di condizioni dignitose e richiedono di essere rinchiusi in gabbia il meno possibile.  È importante quindi ribadire il concetto che questi recinti per animali da cortile devono garantire una vita dignitosa agli animali che si aspira ad allevare nella propria proprietà.  Ovviamente, se si decidesse di lasciare liberi gli animali, qualsiasi tipologia, si dovrà avere la certezza che questi non possano uscire dalla proprietà e che siano al sicuro dai potenziali predatori.  Tutti i recinti devono avere delle casette per animali da cortile, studiate cioè strutturalmente per ogni tipologia di animale.  Allevamento animali da cortile: normativa Non è cosa così scontata, ma se si decide di tenere degli animali da cortile, si devono tenere in considerazione le normative vigenti a livello nazionale e comunale.  A livello nazionale le normative vigenti sono molto generali. È importante però conoscere le normative comunali che stipulano le regole specifiche, da tenere in considerazione nel momento stesso in cui si decide di tenere degli animali da cortile nella propria proprietà.  La normativa sugli animali da cortile, mediamente, riguarda le condizioni di igiene in cui gli animali devono essere mantenuti, nonché le condizioni di detenzione.  Se si abita in un centro abitato, poi, non è nemmeno detto che la normativa comunale dia la possibilità di allevare degli animali da cortile presso la propria proprietà.  Le direttive nazionali sono regole che per lo più riguardano la salute degli animali da cortile, devono cioè garantire che gli animali vengano tenuti dignitosamente e non vengano maltrattati.  Le direttive comunali, invece, riguardano per lo più l’igiene e la sanità pubblica, comunque collegate alla salute degli animali.  Un esempio molto semplice è il seguente: se degli animali da cortile, ad esempio delle galline, vengono allevate in mezzo alla loro sporcizia, a lungo andare questa si propagherà via aerea anche al di fuori della proprietà in cui vengono detenuti i pennuti.  Imprescindibile quindi è la salute degli animali, che viene dettata sia dalla normativa nazionale che da quella comunale, e varia in base alle specie.  Altre regole dettate dal comune sono la quantità di animali che possono essere allevati in base alle porzioni di terra di proprietà e quale tipologia di animali è consigliato avere.  Non scritte invece sono le regole di buon vicinato.  Esistono infatti animali da cortile silenziosi e non: i conigli, ad esempio, sono degli animali che a livello sonoro non creeranno alcun fastidio, animali come le anatre o le galline, invece, potrebbero creare qualche problema.  Si devono poi tenere in considerazione la quantità di animali che si possono tenere nelle proprie proprietà. Ad esempio, per quanto riguarda le galline, se ne possono avere un numero massimo di 250 esemplari ad uso e consumo personale e ovviamente le regole cambiano anche in base alla quantità di terra di cui si dispone e le distanze che il recinto deve avere dai confini dei vicini. 
Cosa mangiano le faraone: alimentazione naturale e mangime pronto

Avicoli da Cortile

Cosa mangiano le faraone: alimentazione naturale e mangime pronto

il dic 20 2024
Le faraone sono animali da cortile solitamente allevati per ricavarne le carni e le uova. L’origine di questi animali è africana, precisamente dall’Etiopia e sono stati importati in Europa durante il periodo coloniale.  Caratteristiche La faraona è un animale che solitamente si aggira fra i 2 e i 3 kg. La qualità della carne portata in tavola dipenderà dal momento di macellazione della bestia.  I maschi si distinguono per avere il naso più largo e bargigli più evidenti, ma il modo migliore per distinguere le femmine dai maschi è rappresentato dai suoni che emettono.  I maschi, infatti, possono emettere solamente una sillaba. Le femmine, invece, possono emettere due sillabe, una delle quali ha un suono molto stridulo.  Se si ha necessità di capire il sesso delle faraone quindi, si devono ascoltare i suoni emessi.  Come allevare le faraone Esiste una consistente mole di regolamenti emessi dall’Unione Europea per quanto riguarda l'allevamento delle faraone.  Il principale regolamento da seguire però è quello emesso il 5 giugno del 1991 del Cee n. 1538/91, successivamente modificato il 29 luglio 2004.  In generale le faraone si possono allevare in tre modalità: in batteria; in chiusura parziale; in semilibertà.  Generalmente chi decide di allevare le faraone in batteria è perchè gli animali sono femmine da uova. Con il tempo, per fortuna, si è capito che per far deporre delle uova di maggior qualità è bene che le faraone femmine preposte a deporre e covare uova vengano tenute in chiusura parziale.  Per quanto riguarda l'allevamento in clausura parziale, vuol dire che maschi e femmine stanno all’interno dello stesso recinto, con un rapporto maschio-femmina di 1 a 4. In questo caso, le bestie vengono tenute all’interno di capannoni in grande quantità. Quando le faraone vengono allevate in semilibertà, vuol dire che gli animali vengono tenuti all'interno di un recinto a maglia quadrata con un'altezza compresa fra i 120 e i 150 cm.  Ovviamente agli animali viene messa a disposizione una capanna nel caso si verifichi pioggia o altro. Ogni recinto deve contenere mangiatoie, abbeveratoi e trucioli legno che vanno sostituiti ogni 3 cicli di allevamento.  Cosa mangia la faraona Come ogni animale da allevamento, anche le faraone avranno una qualità migliore della carne in base a come sono state allevate e nutrite.  A differenza delle galline e delle oche, l’alimentazione delle faraone è molto più complessa. I mangimi per faraone, infatti, devono essere freschi e non vecchi; altrimenti, al contrario delle galline, le faraone si rifiutano di mangiare.  Sin dalla tenera età, si deve stare attenti a cosa mangiano i pulcini di faraona.  L’alimentazione dei pulcini, infatti, deve innanzitutto essere umida, altrimenti i piccoli non saranno in grado di ingerire e dovrà contenere una percentuale di proteine fra il 23-24%.  Per le faraone, e per altri animali da cortile, esistono delle vere e proprie miscele per i pulcini composte da grassi, quindi lipidi, per il 4%, da estratti inazotati per il 55%, da ceneri per il 7% e da fibre con percentuali che vanno del 3 al 5%.  Il cibo, in questo, caso saranno bolliti, uova e grani schiacciati e crusca. Per le successive nove settimane, l’alimentazione del cucciolo di faraona cambierà, passando ad un mangime con un tasso proteico del 21%, alternato con sali minerali e vitamine, come avviene similmente per l’alimentazione dei tacchini.  Per capire cosa mangiano le faraone una volta diventate a tutti gli effetti adulte è tutta un'altra storia.  L’alimentazione delle galline faraone deve contenere mangimi composti quali mais, frumento, orzo e crusca.  Oltre al grano, il mangime per faraone deve contenere erbe tagliate, carne, ossa, additivi e insetti.  La cosa importante è che i mangimi siano composti e la percentuale di proteine rimanga sul 24%.  Molti mangimi composti che vengono dati alle faraone vengono dati anche ai polli.